Un riferimento al mondo agricolo è nel lavoro pensato per Spatium da Diego Randazzo. Nella stanza dove espone i suoi lavori è presente un’antica macchina agricola a manovella. Pare di trovarsi in un museo etnografico. Fino al 2000, inoltre, alcune stanze del castello, che poi è stato ristrutturato, erano abitate da un contadino. Presenze sulle quali Randazzo ha lavorato. Ha così installato il suo congegno, anch’esso azionato a manovella, Mutoscope II: una rivisitazione contemporanea del Mutoscope di Herman Casler, invenzione pionieristica del 1895 che si basava sul meccanismo del ‘flipbook’. È un rimando a tempi altri, che crea un effetto particolare. Sui fogli di carta del Mutoscope II (2017) sono animate delle immagini che evocano la produzione del grano. Si viene così a creare un dialogo fra i diversi tempi storici, sottolineato anche da cianotipie e disegni, che riportano chi guarda alla civiltà contadina. È una riflessione la sua di natura linguistica sul senso dell’immagine dalla dimensione indicale a quella iconica.
Estratto dal testo critico di Angela Madesani
Spatium – Le stanze del contemporaneo, Memorie di un canto agreste, Mutoscope II e serie di riproduzioni cianotipiche da disegni, 13×18 cm, 2018
Mostra collettiva a cura di Angela Madesani